Suona il citofono: arriva il corriere con un pacco. E’ un momento di gioia aprire un pacchetto, hai comperato qualche cosa che ti piace o ti serve. E’ arrivato in pochissimo tempo, anche se viene da lontano. Chi lo consegna?
Lo vorrebbe consegnare mio figlio, quel pacchetto, gli piace stare sulla strada, girare per le vie dei paesi, fra tante tipologie di case, condomini, villette, aziende.
Ha avuto una offerta per provare ad uscire con un autista che ha esperienza, è bene verificare da vicino come è impostato il lavoro.
Dalle 6,30 del mattino alle 19 di sera è rimasto sulla strada; la consegna è vuotare il furgone (caricato la mattina) per poi ritirare i pacchi che le ditte ti affidano per la spedizione, da riportare in sede. Ed è così tutti i giorni.
E’ rientrato avvilito e pessimista: non è un lavoro da essere umano.
Ha avuto solo il tempo per fare una breve colazione, poi fino al rientro non si sono fermati, lui e l’autista. E’ pazzesco, i tempi sono strettissimi, si corre come pazzi, si rischia di infrangere le norme del codice della strada, si mette a rischio la pelle e la salute.
La ragione è che, a forza di appaltare e subappaltare il lavoro, chi prende in mano la consegna guadagna poco ( e le ditte rischiano di non riuscire a pagare i dipendenti), la paga non è alta, l’orario di lavoro è indefinito perchè devi consegnare tutto il carico del furgone, ogni giorno. Sotto le feste, poi, “non ti sognare di chiedere permessi, ferie o altro”, il lavoro aumenta.
E invece di aumentare il numero dei dipendenti, si fanno turni massacranti.
E allora, chi accetta di lavorare a queste condizioni?
In genere sono gli extracomunitari.
I ragazzi italiani, se possono, preferiscono cercare altro.
E anche mio figlio.
Come dargli torto?